Palermo ha un orecchio al suo interno, un organo centrifugo e capillare, che capta rumori, suoni, voci, grida... nei luoghi dell’orgoglio cittadino come nei luoghi del ricordo intimo personale mescolando la loro voce musicale al mormorio infinito della “città mosaico”. Un viaggio sonoro per raccontare in altro modo Palermo, che contempla il brusio tra le stradine, le abbanniate dei mercati, le tradizioni orali dei cunti, lo zampillare delle fontane, la voce del mare. Attraversa il cuore vivo della città dove riecheggia lo scorrere sotterraneo dei due fiumi, che ricongiungendosi alla foce, raggiungono il porto. E dal sottosuolo riaffiora il loro suono, si mischia ai rumori della città, al fragore ovattato delle macchine in alcuni punti, a voci dalle vibrazioni familiari, al silenzio di certi anfratti. Si tratta ovviamente di un orecchio non fisico, epicentro dal quale tutto si propaga ed entro il quale tutto fa ritorno, i rumori, i suoni e le musiche delle cose sono inevitabilmente legate alle sensazioni, al rapporto intimo che ognuno ha con la città che vive ogni giorno o che visita per un breve periodo ma che, inevitabilmente diventa sentimento e racconto.